La guerra dei Mormoni
La guerra dei Mormoni

La guerra dei Mormoni

Se avete letto “Uno studio in rosso” di sir Arthur Conan Doyle, dove un leggendario Sherlock Holmes risolve una delle sue più famose indagini, saprete anche delle vicissitudini che giravano intorno ad uno dei personaggi, giunto dal neonato stato dello Utah dove la comunità mormone fondò quella che divenne poi la capitale dello stato, Salt Lake City. Di questi mormoni però, che come si evince dal racconto divennero in un punto della loro storia anche violenti, crearono in quel periodo un clima inquisitorio che misero in allarme lo stesso governo americano, quest’ultimo in piena espansione territoriale verso l’ovest. Vi affascinerà il fatto che il noto scrittore argomentò gli eventi con estrema accuratezza, portando in auge una delle guerre più brevi ma al tempo stesso “religiose” della storia americana.



ARTICOLO ANCHE IN FORMATO AUDIO

Nel XIX secolo, gli Stati Uniti furono testimoni di un conflitto unico noto come la Guerra dello Utah o “Guerra dei Mormoni”. Questo conflitto, sebbene di breve durata, ebbe profonde implicazioni per i rapporti tra i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, comunemente noti come mormoni, e il governo federale.

La religione mormone, fondata a Fayette (New York) nel 1830 dal predicatore Joseph Smith, si ritrovò a dover affrontare un netto scisma dopo la morte violenta del loro stesso fondatore. Una di queste fazioni, che diverrà la maggiore in tutti gli Stati Uniti, venne guidata dal loro nuovo predicatore Brigham Young che avviò una lunga migrazione di fedeli fin verso il selvaggio West, con l’obbiettivo di trovare la nuova terra promessa ed ideare un vero e proprio stato teocratico.

Salt Lake City nel 1860

Questi membri della “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”, affrontarono un impervio viaggio che li condusse infine nello stato dello Utah, luogo dove fondarono Salt Lake city, situata presso l’omonimo lago, e dove lo stesso Young venne persino nominato dal governo statunitense “governatore territoriale dello Utah”. Ma nonostante questa comunità fu l’artefice delle più importanti fondazioni americane nell’ovest, i primi disguidi con il governo di Washington non si fecero tanto attendere.

La causa identificata come la principale di questa tensione fu la pratica della poligamia da parte dei mormoni, in contrasto con le leggi federali degli Stati Uniti. Per fare solo un esempio, lo stesso Young, soprannominato anche “Mosè americano” e “Leone di Dio”, ebbe il suo personale harem composto da 55 mogli ed una prole di ben 56 pargoli. Ma non fu certo un contrasto etico di questo genere il motivo principale del futuro scontro.

Brigham Young

Il Mosè americano ed i membri più importanti di questa comunità mormone erano ben intenzionati, come accennato poc’anzi, alla creazione di uno stato totalmente indipendente, creando una vera e propria nuova terra promessa, o per meglio dire sodisfando le loro ambizioni di predominio. Per aumentare il numero dei fedeli o per scacciare estranei ritenuti alla pari degli infedeli, incominciò ad essere utilizzato persino il pugno di ferro, ideando vere e proprie bande. Uno di questi atti violenti più famosi fu senz’altro il massacro di Mountain Meadows dell’11 settembre 1857, dove una cinquantina tra mormoni e indiani della tribù dei Paiute attaccò e sterminò 120 membri della carovana Baker-Fancher, composta da pionieri diretti verso la California e ricolma anche di donne e bambini.

Il governo federale, presieduto ai tempi dal presidente del partito democratico James Buchanan, diede il via già a marzo del 1857 quella che sarebbe passata alla storia come “Guerra dello Utah” o “Guerra Mormone”, inviando 2500 militari circa in tutti i territori facironosi per fronteggiare la minaccia. Seppur non nacquero vere e proprie battaglie, gli sforzi si concentrarono maggiormente sulla conquista della città di Salt Lake city da parte federale e sul blocco di quest’ultima presso la Salt Lake Valley da parte della Legione Nauvoo, quest’ultima armata mormone fondata già anni addietro dallo stesso Joseph Smith. Seppur le perdite tra i due schieramenti non furono colossali, anche se da parte mormone non ci siano numeri ufficiali delle perdite, scaramucce e banditismo proseguirono fino a luglio del 1858, quando anche per la popolazione mormone era evidente dover trattare con il governo per evitare la totale distruzione del loro credo religioso.

L’avvio di negoziati portò ben presto la quiete tra i due schieramenti, concedendo la grazia a tutti i mormoni, ristabilendo il controllo federale e mettendo al bando la poligamia. Lo stesso Young venne sostituito dalla carica di governatore dal non mormone Alfred Cumming, ma continuò ad essere il predicatore della loro religione fino alla sua morte, avvenuta il 29 agosto 1877 presso la città alla quale collaborò a fondare, Salt Lake City.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *