Inizio XIX secolo, Stati Uniti D’America. Il mondo civilizzato e avido di potere si è espanso con estrema arroganza nel grosso del West americano. Un tempo terra di nativi americani, pionieri alla ricerca di ricchezze e bande criminali. Con questo mondo sempre più prossimo alla scomparsa, un uomo dedicò quasi tutta la sua vita per documentare e fotografie le usanze e le quotidianità di quelle tribù prossime all’estinzione. Un uomo che mise la sua macchina fotografica al servizio di un mondo schiacciato dal progresso e dal capitalismo sfrenato.
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Edward Sheriff Curtis nacque nel Wisconsin il 16 febbraio 1868. Da famiglia tranquilla e comune, seguì spesso il padre predicatore nei suoi sermoni, ma sarà la fotografia e l’esplorazione a conquistare le sue ambizioni. È tra il 1906 ed il 1930 che si adoperò maggiormente nell’inventariare tutto ciò che riguardassero le tribù americane ancora esistenti. Ventiquattro anni nei quali dedicherà tutto se stesso in questo progetto, dilaniando le sue stesse finanze e vedendo la sua stessa famiglia disintegrarsi. Il tutto per lasciare ai posteri ciò che stava per scomparire per sempre.
Dall’Alaska al New Mexico, dai confini del Canada alle praterie dell’ovest. Una costante esplorazione dietro l’altra, incorniciata da fotografie che ancora oggi lasciano il segno. Ma anche registrazioni di musiche, interviste e di usanze con l’ausilio di un proto-registratore. Il tutto per assimilare, contro il destino del tempo, tutto ciò che era ancora possibile salvare delle tribù d’ogni genere.
Seppur perseguitato dalle scarse finanze e da un matrimonio inevitabilmente infelice, i pochi finanziatori e sostenitori (tra di essi lo stesso presidente Theodore Roosevelt) lo aiuteranno a realizzare la sua più importante opera, ovvero “The North American Indian”. Seppur poche furono le copie vendute durante la sua vita ( di 500 stampate, meno di 300 vennero vendute), ad oggi la sua opera è di fondamentale importanza per conoscere la storia dei veri abitanti delle praterie, dei deserti e delle montagne d’oltre oceano.
80 tribù incontrate, quasi 65.000 chilometri di viaggio compiuti, più di 5000 fotografie e persino alcune riprese cinematografiche. Lo sforzo di un uomo che, giunto all’età di 84 anni, morirà in povertà nel 1952. Ma nonostante ciò riuscì a lasciare impressa nella storia dell’uomo la vita e la cultura di un popolo come quello nativo americano. Un prezioso lavoro che permette sia a noi, sia agli attuali nipoti delle stesse tribù, di conoscere la storia selvaggia e libera di quello che era il west.
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