Il volo su Vienna
Il volo su Vienna

Il volo su Vienna

Nel cuore della Prima Guerra Mondiale, il 9 agosto 1918, un volo straordinario si verificò nei cieli sopra Vienna, un evento che avrebbe ispirato l’Italia tutta e conferito il titolo di eroe nazionale a Gabriele D’Annunzio, poeta, scrittore e fervente patriota italiano. Questo audace exploit aereo sarebbe passato alla storia come il “Volo su Vienna,” un’impresa che ha catturato l’immaginazione e l’orgoglio di intere generazioni.



ARTICOLO ANCHE IN FORMATO AUDIO

Ne abbiamo già parlato in un vecchio video che non esitiamo a riproporvi poco più in basso, ma di certo è un argomento che fa sempre piacere riportare in auge. Gabriele D’Annunzio, noto per la sua eloquenza e spirito coraggioso, saltellando tra prose e ardore patriottico, decise di sostenere fin da subito l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Sebbene non fosse un pilota di professione, il suo amore per l’Italia lo spinse a compiere un atto di eroismo senza precedenti.




Il Volo su Vienna non era solo un’impresa militare, ma un atto di propaganda non violenta che simboleggiasse la determinazione di un paese di lottare per la propria indipendenza e dignità. Tale audacia era un richiamo all’unità e alla resistenza, un messaggio chiaro che l’Italia non si sarebbe fermata di fronte ad un nemico che seppur ci sconfisse a Caporetto era destinato al collasso.

“La patria si è fatta più sacra, più grande, più cara. Verrà un giorno che potrai dire: ‘Mio padre aveva uno stormo di legno, con le ali bianche come l’aurora.”

Lettera di D’Annunzio al figlio

Alle 5:30 del 9 agosto 1918 il capitano Natale Palli e Gabriele D’Annunzio, il tenente Ludovico Censi, il tenente Aldo Finzi, il tenente Giordano Bruno Granzarolo, il tenente Antonio Locatelli, il tenente Pietro Massoni ed il sottotenente Girolamo Allegri infine partirono dal campo di San Pelagio. Con loro partirono anche il capitano Alberto Masprone, il tenente Vincenzo Contratti ed il sottotenente Francesco Ferrarin, ma per vari motivi dovuti a malfunzionamenti al motore dovettero allontanare dalla formazione i loro due velivoli, lasciando che solo 9 su 11 SVA dell’ottantasettesima squadriglia “Serenissima” puntassero verso il loro obbiettivo.

Seppur in pieno territorio nemico, il volo si dimostrò tranquillo e nessun apparecchio austro ungarico venne trovato lungo il volo, segno che la potenza militare asburgica era giunta al punto da non riuscire più nemmeno a pattugliare i suoi cieli. Alle 09:40, quando infine i cittadini viennesi si svegliarono impauriti per via degli aerei nemici, si pensò che le bombe distruttive avrebbero di li a poco martoriato una delle città più belle d’Europa. Ma invece, a svolazzare nell’aria mattutina, 50000 volantini propagandistici vennero sganciati ad 800 metri d’altitudine, colpendo poeticamente e simbolicamente il cuore di quell’impero prossimo alla fine. Pochi mesi dopo tale prodezza, l’Austria capitolò e la guerra fu vinta.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *