Una moneta complementare: la soluzione?
Una moneta complementare: la soluzione?

Una moneta complementare: la soluzione?



Ho scritto diversi articoli in ambito economico, QUI e QUI i più recenti,
cercando di spiegare, con parole semplici come e perché oggi ci ritroviamo a vivere in un paese che è passato da essere la quarta economia del mondo a fanalino di coda in pochi decenni. Ho anche cercato di spiegare come si sviluppa il mercato globale in cui ci siamo impantanati, e di quali e quanti profitti (non solo economici, ma anche di potere decisionale e politico) le élite globaliste e finanziarie del mondo possono godere.
Con questo mio scritto vorrei proporre, invece, alcune soluzioni, certo non definitive e, purtroppo, non nell’immediato, che a mio parere potrebbero svilupparsi per il futuro, se tutti, e dico proprio tutti noi, ci impegnassimo a sostenere.
Perché le soluzioni ci sono. Basta cercarle e impegnarsi a realizzarle e a farle conoscere.
Essendo io un complottista non di recente realizzazione (sono per natura curioso e contrario a tutte le regole, soprattutto quelle più stupide), e avendo capito per tempo la via intrapresa da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, ho iniziato a cercare sul web se altri avessero ricevuto le stesse mie “illuminazioni” e, magari, stessero approntando delle contromisure.
Con tutta la mia buona volontà e l’istruzione ricevuta, devo ammettere di non avere abbastanza competenza per affrontare un tale argomento e di tale portata.
Credo di averne individuate alcune e voglio proporle al vostro giudizio.
A questo punto occorre fare più di una premessa, e cercherò di renderle le più sintetiche possibili, evitando anche commenti politici, che sarebbero comunque inutili perché, da qualsiasi parte essi provengano, da destra o sinistra, porterebbero alle stesse conclusioni: “semo rimasti con le pezze ar culo”, usando un francesismo compreso da nord al sud della nostra penisola.

L’inizio di tutto.
Tutto il disastro che stiamo vivendo oggi comincia agli inizi degli anni ’80, quando avvenne il famoso “divorzio”, consensuale tra Tesoro e Banca d’Italia.
Bisognerebbe anche specificare come ciò avvenne, chi e quali forze esterne spinsero verso tale divorzio.
Ma, ripeto, non voglio tediarvi con i miei pensieri e le mie idee in tal proposito. Per chi vuole, esiste una sterminata bibliografia e una lunghissima serie di articoli giornalistici con analisi storiche di quegli anni e avvenimenti.
Quindi, puntiamo una data. Luglio 1981, parte la riforma, e con due primi attori comprimari: il ministro Beniamino Andreatta e il Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi.
Quali furono le conseguenze di quella riforma?
Praticamente, a partire da quel giorno, la Banca d’Italia cessò di acquistare Titoli di Stato. Da allora essi vennero messi in vendita, con interessi crescenti, prima sul mercato interno, e poi su quello della speculazione finanziaria mondiale. Questo portò a un crescente indebitamento dello Stato Italiano verso terzi, con l’avvento dell’enorme debito pubblico odierno, ma fu anche il primo colpo al potere d’acquisto dei salari dei lavoratori.
Poi ci fu la ratifica del Trattato di Maastricht, che sta alla base della moneta unica europea e del Sistema europeo delle banche centrali; e con il trattato arrivarono i primi severi “parametri di convergenza” ai quali avrebbero dovuto adeguarsi i paesi per entrare nell’unione monetaria, e che scatenarono una crisi valutaria che colpì molte monete. Tra queste la lira, che perse circa il 20 per cento in un solo giorno, anche grazie all’intervento del noto “filantropo” George Soros che, grazie al suo fondo Quantum, contribuì a portare la lira, e la nostra economia, a un passo dal baratro. .
Nell’autunno del 1993 fu approvata la legge che impedisce allo Stato di finanziarsi in conto corrente presso la Banca; dal 1994 la Banca non partecipa più alle aste per il collocamento dei titoli pubblici.
Una definitiva deflagrazione della nostra economia e avvenuta con la nascita dell’Euro e della BCE.
In pratica, lo Stato italiano, da quel 1981 ad oggi, ha progressivamente perso la sua sovranità monetaria.

A che punto siamo.
Oggi siamo come intrappolati in un meccanismo che pare più grande di noi.
In teoria, secondo la nostra Carta Costituzionale, “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”
In pratica noi, che siamo il popolo, siamo rinchiusi dentro un contenitore, ideologicamente chiamato Stato, la cui classe dirigente/politica si fa prestare denaro perché, per scelta e senza aver mai chiesto parere al popolo, non vuole stampare/emettere valuta, e quindi costringe noi, il popolo, a vivere sempre indebitato del proprio valore.
Il popolo è, dunque, prigioniero di questo contenitore che viene strumentalizzato, a proprio piacimento, di chi ne controlla il debito.
E chi ha il controllo di questo debito?
Chi ci presta il denaro (BCE) e si fa pagare ingenti interessi.
Gli interessi sul debito pubblico, ovvero gli importi che lo Stato dovrà corrispondere a scadenza ai creditori, ormai superano il 50% del debito totale, e più aumentano questi interessi, meno lo stato può spendere per i cittadini; e meno lo stato può spendere, più soldi chiederà in prestito.
Non solo: lo stesso soggetto che ci presta il denaro è il medesimo che ha il potere di stamparlo, e in quantità infinita, ma non lo fa con la scusa che, se lo facesse, il denaro perderebbe valore e lui ci guadagnerebbe meno.
Capito il doppio inganno?
Quindi, qual’è la strada che stiamo percorrendo?

Verso dove stiamo correndo.
Basterebbero i molti video e le foto che scorrono sul web in questi giorni, e che mostrano il parlamento di Bruxelles circondato dal filo spinato e barriere anti sfondamento posti a difesa delle proteste degli agricoltori, per spiegare indicare il destino verso cui ci siamo incamminati.
Soprattutto fa specie un monumento, che si vede sullo sfondo di quasi tutte le foto in questione, su cui è scritto, a caratteri cubitali: “Insieme per la democrazia”.
Ecco: in quella pomposa frase, piena di retorica e ipocrisia, è segnato il nostro futuro.
Nel Parlamento Europeo risiede un governo che non governa.
Esso subisce indirizzi economici e scalette politiche da oligarchie finanziarie e lobby farmaceutiche.
Il suo unico compito è quello di distribuire tali veline a “governi nazionali” che hanno perso sovranità in tutte le materie in cui avrebbero dovuto competere: politica, economia, istruzione e sanità.
Tant’è che tutto si riassume nei preparativi italiani di accorpare in un unico “Portafoglio Digitale” tutte queste materie.
Spiego.
Sono stati stanziati quest’anno un miliardo e 700 milioni nel PNRR (che altro non è che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e cioè il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next Generation Eu., sempre fondi che arrivano in prestito dalla UE e che dovremo quanto prima restituire con gli interessi), per la “digitalizzazione della Pubblica Amministrazione”.
Naturalmente, per come la cosa è stata presentata da tutti i media, dipendenti sempre più dai finanziamenti pubblici e, quindi, anche da quel fondo, in molti hanno esultato pensando che, finalmente, si potranno prenotare ecografie e controlli vari con un click e che non si dovranno più fare estenuanti code in municipio per i documenti….
Sbagliato!!
La digitalizzazione della PA significa, invece, la schedatura di tutti i cittadini, con un archivio statale di tutti i movimenti e di tutte le loro attività, inclusi l’istruzione, la sanità e naturalmente tutte le entrate e le uscite economiche.
Un unico ufficio a gestire tutto
Si chiama, infatti, Digital Wallet in lingua coloniale, o, se preferite Portafoglio Digitale in lingua caduca.
Pensavate mica che la UE ci elargisse quattrini per qualcosa di utile a noi?
Ma tranquilli: sarà tutto gratuito, e non obbligatorio. Esattamente come fu per lo SPID, ricordate?
Quello per cui tutti, un giorno, abbiamo pagato moneta sonante per riuscire ad attivarlo, e che senza il quale, oggi, non si può fare quasi più niente.
Se unite a questo il fatto che l’OMS (un ente PRIVATO gestito da PRIVATI) sta approntando il Preparedness and Resilience for Emerging Threats Initiative (Iniziativa Preparazione e resilienza alle minacce emergenti), quindi un piano per coordinare tutti gli stati in tutte le attività di preparazione e resilienza contro le nuove pandemie, credo che il quadro sia chiaro.
Gli stati andranno a perdere la sovranità su tutte le materie, non solo economiche, magari resterà loro la gestione delle multe stradali (visto l’enorme numero di rivelatori ottici delle infrazioni che stanno installando), e quella frase a caratteri cubitali di fronte al Parlamento Europeo somiglia, amaramente, sempre più, nel significato, a quella scritta all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

Quindi, i rimedi.
Anche qui è doverosa una premessa.
La mia ricerca nasce anni fa, seguendo la “teoria del piano inclinato”: “Un qualunque corpo posto sopra tale piano tenderà inevitabilmente a scendere per effetto della forza di gravità, fino a raggiungere il fondo”.
Quindi, quando vidi partire la pallina (il passaggio dalla Lira all’Euro e la conseguente ulteriore perdita di sovranità da parte del nostro Stato), capii subito che sarebbe stato difficilissimo fermarla.
Ma, come disse qualcuno, “per fortuna gli uomini non sono palline, e basta un gesto, un’occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose”.
In aggiunta a ciò, io ho sempre avuto la percezione di essere fortunato a vivere in un fantastico Paese, l’Italia: pieno di campanili, di profumi e tradizioni, e soprattuto abitato da persone a cui l’arte di arrangiarsi non manca.
Dopotutto siamo conosciuti in tutto il mondo come un Popolo di Santi, Poeti e Navigatori!
La mia ricerca si intensificò in epoca pandemica, anche perché, causa le varie restrizioni imposte, era stringente l’esigenza di dover avere a disposizione prodotti e servizi senza dover utilizzare alcuna moneta di scambio.
Oltre ai soliti canali che offrivano bitcoin e altre monete alternative, ma sempre e solo speculative come quelle istituzionali, erano pochi i riferimenti che avevo a disposizione.
Cosa cercavo?
Ero alla ricerca di un sistema monetario complementare a livello locale che mi offrisse, oltre alla possibilità di poter acquistare i beni e i servizi che mi occorrevano, anche il mezzo di ribaltare definitivamente la mia visione del mondo perfino in quel contesto.
Magari anche di vivere una esperienza nuova, di costruzione di un sistema di scambio complementare, per accrescere le mie relazioni sociali a livello comunitario e, dunque, incrementare la mia percezione di appartenenza ed identità al territorio.
Perché una moneta complementare è un modo semplice, immediato ed efficiente per cambiare l’immaginario individuale e collettivo di come il denaro è percepito e, dunque, opera anche una trasformazione della percezione sociale del concetto comune di ricchezza e di comunità.
Il mio punto di riferimento da cui partivo era Giacinto Auriti e il suo SIMEC.


Pochi conoscono la sua storia (laureato in Giurisprudenza a Roma, professore di Diritto della navigazione, Diritto internazionale, Diritto privato comparato e Teoria generale del diritto nella capitale, e fondatore, e quindi Rettore, della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Teramo) e la storia dell’esperimento che fece proprio in Italia agli inizi di questo nuovo secolo.
Le ragioni economiche e filosofiche alla base delle sue teorie sul “valore indotto della moneta” non sono riassumibili brevemente.
Meno complicato è spiegarne il meccanismo.
Nel 2000, con l’aiuto dell’allora sindaco, condusse un esperimento nella sua cittadina natale Guardiagrele, emettendo il SIMEC.
Questa era una vera e propria banconota che veniva acquistata dai cittadini ad un valore di cambio di due a uno con la lira, allora in vigore. Stampate in sette tagli, con tanto di filigrana, ologramma e scritta latina “Non bene pro toto libertas venditor auro” (la libertà non è in vendita, nemmeno per tutto l’oro del mondo), le banconote potevano essere spese in locali convenzionati, con un risparmio effettivo della metà del prezzo del bene di acquisto.
Com’era immaginabile, tutto questo portò clamore e scompiglio, non solo in quel paese o in quella regione.
La teoria del valore indotto della moneta, validissima e in contrapposizione alla sovranità illegittima delle banche, che, all’epoca, avevano perso anche la possibilità a stampare banconote vista la prossimità dell’entrata in vigore dell’euro, aveva portato, con la sua messa in pratica, un inquietante afflusso di “acquirenti in Simec” con conseguenti incassi difficili da far circolare fuori da Guardiagrele.
La moneta infatti, non poteva essere riconvertita in lire, ma soltanto riutilizzata a Guardiagrele negli esercizi aderenti.
Lo scopo di questo esperimento, seppur di breve durata, è stato dimostrare la validità della teoria di Auriti del valore indotto della moneta, quindi di verificare che i cittadini possono per convenzione creare il valore della moneta locale senza alcun intervento né dello Stato né del sistema bancario.
Il SIMEC ha suscitato l’interesse di diverse autorità, di partiti politici ed è stato un esperimento di cui si è parlato in tutto il mondo.

La scoperta.
Il primo incontro che feci fu con Carlo Antonello, un simpatico e impegnatissimo signore di Torino, e il suo VAL, o forse sarebbe meglio dire VAL.AZ.CO. cioè il VALorizzatore delle AZioni COncordate. L’associazione il BANCO dei Cittadini Volontari del VAL.AZ.CO. ha come scopo far si che la spesa in denaro (nel caso nostro Euro) sia la più possibile limitata.
Sappiamo tutti, che il denaro ha un costo e che questo, va a pesare su ognuno di noi.
Trovai il VAL piuttosto semplice: non è una vera e proprio una moneta complementare, ma piuttosto è un Simbolo e una Convenzione, in quanto tale non lo si deve acquistare per poterlo utilizzare.
Funziona su una piattaforma web in stile eBay, e viene donato, gratuitamente, in misura di 6 VAL giornalieri agli iscritti. Al momento dell’iscrizione, però, si ricevono ben 180 VAL in una unica soluzione (la dotazione di un mese). Il VAL utilizzato all’interno degli associati ha un valore pari a 1€.
Vien quindi da chiedersi, quale sia la differenza tra 1 VAL e 1 €euro.

Faccio un esempio pratico: Io scrivo un libro un opuscolo e penso di venderlo all’interno del gruppo, mettendolo a disposizione su una piattaforma apposita (pagineazzurre.net) a €8 + 2 di sconto = tot 10.
Mi sono registrato alla piattaforma (pagineazzurre.net) e  ho aperto un wallet con un fondo attivo di 180 VAL denominato contributo di emancipazione.
Come mi posso essere riconosciuti i 2 VAL di sconto?
Semplicemente invitando l’amico interessato al libro invitandolo a registrarsi  all’associazione (attualmente a costo 0 zero) che mette a disposizione anche a Lui in tempo reale: 180 VAL.
Questi 2 VAL possono essere trasferiti, in tempo reale, dal mio amico al mio nominativo, indicandone la motivazione: sconto su libro.
Si potranno di fatto utilizzare i VAL per ogni scambio di prodotti e servizi che abbiamo piacere di scambiarci. Poiché a mia volta potrò scambiare e riconoscere in VAL prodotti e servizi che il mio amico ha piacere di mettere a disposizione. 
Un altro esempio vissuto che mi sento di esporre: mi serve un artigiano perché mi si è rotta la serranda. Cerco su pagineazzurre.net se nella rete dei convenzionati al VAL vi sia un riparatore di serrande.
Si, c’è, l’ho trovato. Spiego la necessità e la scarsa disponibilità di €uro , ma che avrei riconosciuto il valore del suo lavoro in VAL in quanto volonteroso già convenzionato VAL.
Ci accordiamo: 10 € + 10  VAL per la riparazione. E’ stato un vero piacere conoscere una persona volenterosa.
Se utilizzeremo più VAL e meno Euro ne avremo tutti maggiori benefici.
Proprio per via della sua caratteristica principale, che è quella di fare rete, vedo una ottima prospettiva di sviluppo di questa piattaforma in funzione del mettere in comunicazione tutti quei eco-villaggi solidali che sono nati proprio in questo ultimo periodo.
L’unico aspetto negativo che riscontro, è il fatto che tutto funziona, appunto, su piattaforma digitale e che, pertanto, può essere chiusa d’imperio, come accade a diversi canali, ad esempio, su You Tube.
Spero solo che rimanga ancora tempo per rimediare e organizzarsi in altro modo. Confido che qualcuno tra voi lettori possa offrire collaborazione e qualche nuove idee a questi indomiti guerrieri.

La conferma.
Quasi in contemporanea col mio primo incontro con Carlo Antonello, conobbi l’Avvocato Giambattista Nigro di Catania e la sua LiraRI, che sta per Lira Rinascitalia.
All’epoca era solo un progetto sulla carta e nulla più. Quindi ho visto nascere tutto ciò che ad oggi è stato realizzato.
Voi non potete immaginare quante ore abbiamo perso in video conferenza, io e altri amici, a organizzare, a dare suggerimenti, nel cercare anche di unire questa bozza di iniziativa a quella di Carlo Antonello, che era oramai ben avviata.
Purtroppo, questo è un mio personale pensiero, senza emergenza gli egoismi la fanno da padrone
Mi sono subito innamorato di quel progetto, così tanto che gli ho dedicato i due capitoli finali del mio libro.
L’Avvocato Nigro è una persona squisita, molto colta e molto competente in materia, ed è riuscito in poco tempo, con i suoi collaboratori, a costruire una macchina perfetta.
Anche troppo.


Sulla sua piattaforma potrete leggere: “RinascITALIA è il progetto portato avanti da un’associazione senza scopo di lucro, che permette a tutti gli iscritti di crearsi moneta da soli, in autonomia.
RinascITALIA è apolitica, apartitica, a favore della pace e indipendente da qualsiasi dottrina, religione, setta, lobby, credo, culto o ente finanziario”. Ma non potrete accedere ai suoi contenuti se non vi registrate. E una volta che vi sarete registrati, potrete si accedere a tanti materiali importanti, tra cui video conferenze e documenti, partecipare ad incontri, anche live, ma non alla Web App, dove si trovano i prodotti e i servizi che gli iscritti si scambiano liberamente utilizzando, appunto, la LiraRI, che è, forse, l’unica moneta complementare (non ancora cartacea, perché ad oggi é solo in blockchain ma si stanno cercando i fondi per arrivare al contante), a volte usata in accoppiata con l’Euro. Per entrare in quell’area, bisogna fare un’altra iscrizione (con moduli da compilare e delibere da inoltrare) e versare una quota all’associazione (€15,00 annue), il ché vi permetterà di accedere alla app.
Da quel momento sarete anche voi i protagonisti del progetto.
L’approvazione dei documenti é indispensabile proprio per chiudere il circuito ed impedire che la LiraRI faccia la fine del SIMEC di Auriti, di cui l’Avv. Nigro è un seguace assoluto.
Anche in questo caso, vale ciò che ho scritto in precedenza: la piattaforma on line è sotto chiusura di imperio (e tutto questa burocrazia in eccesso sarebbe comunque inutile), ma la moneta cartacea che ne verrà, sarà una ottima soluzione per il commercio tra gli iscritti e le attività aderenti all’iniziativa.

Dimenticavo: la differenza fondamentale tra questo progetto e gli altri presenti in questa presentazione, è che è l’unico che non ha alcun rapporto con l’Euro e con qualsiasi altra moneta. Il valore della LiraRI nasce direttamente dalla persona e da ciò che offre al mercato. Quindi non c’è un qualcuno o un qualcosa di esterno che emette o immette. Il valore viene dato dalla persona, le sue proposte e le sue attività attraverso l’uso di un algoritmo che ne calcolerà, appunto, il valore

La soluzione finale. Forse..
Ho conosciuto il Sig. Nico Arena e il suo progetto Auri su Facebook (a volte i social risultano anche utili).
Sono rimasto immediatamente colpito dal nome del progetto, e ho subito cercato almeno un contatto telefonico per conoscere direttamente di cosa trattava. Da questa lunga telefonata, ho compreso subito la passione e la competenza che mi veniva trasmessa anche via cavo.
Quella sera scoprii che il termine “auri” era stato scelto per tre motivi:
il richiamo all’oro, il richiamo ad Auriti, ma soprattutto è in ricordo di Aureliano, imperatore di Roma che scoprì l’erosione criminale della misura del valore di quel tempo.
Il progetto è un programma associativo “Riservato alle associazioni territoriali del circuito I.S.D.G. e ad altre associazioni  convenzionate”
(La sigla I.S.D.G. è l’acronimo del nome dell’Associazione “I Sentieri di Grimoaldo”), e la moneta Auri è una vera e propria moneta complementare che circola come un “buono Auri” all’interno dell’associazione.
Queste, in sintesi, le basi del Progetto Auri:
Ogni associazione copre un territorio con un numero limitato (dalla legge) di iscritti. Ogni singolo territorio può essere marcato da più associazioni. Ogni associazione crea un suo fondo di convertibilità attraverso le quote associative degli associati.


Per ogni somma versata i soci riceveranno in cambio l’equivalente valore espresso in AURI (1Auri =1 Euro) spendibili all’interno del circuito associativo e ricevendo una maggiorazione del potere d’acquisto sotto forma di CASH BACK.
Come potete vedere, molto meno complicato di quanto possa sembrare.
Inoltre, dalle testimonianze che ho raccolto, ma anche dai post e dalle iniziative live che potrete trovare sul web, sembra che questo progetto stia già riscontrando un discreto successo, e non mancano anche i beni di prima necessità.
In questo caso non esiste, al momento, una piattaforma web.
In definitiva:
Il progetto Auri è un sistema indipendente e di proprietà dei cittadini che si uniscono in tante associazioni territoriali.
Gli Auri non vengono offerti gratuitamente, ma vengono acquistati da ogni assicurazione territoriale (con la personalizzazione) direttamente dalla tipografia, al costo tipografico, per il tramite dell’associazione nazionale. Gli Auri sono un mezzo di pagamento convenzionale, di proprietà del portatore, di valore pari all’euro (per semplicità di calcolo), ad emissione garantita, controllata e convertibile al 100% in euro dall’Associazione Territoriale “I SENTIERI DI GRIMOALDO” cui fa riferimento.
Gli Auri, siccome non essendo moneta e non avendone le caratteristiche di generalità, universalità e obbligatorietà di accettazione, non hanno spendibilità generalizzata in quanto la circolazione avviene all’interno di un sistema predeterminato e predefinito, sebbene aperto a successive adesioni. Trattasi, pertanto, di fattispecie negoziale riconducibile al contratto per adesione e come tale aperto alla futura accettazione di successivi aderenti. Qualcuno, a questo punto, si chiederà: se io acquisto un Auri al prezzo di un Euro, e poi vado a farmi un caffè in un bar convenzionato e lo pago in Auri, quale convenienza ne traggo? La convenienza economica risiede nel fatto che , ogni qualvolta un socio titolare di partita iva aderisce, firma una scheda di adesione nella quale viene riportato lo sconto (libero) per chi paga in Auri. Ma la convenienza più grande è la solidarietà che nasce nel gruppo.

A mio avviso sarà un ottimo rimedio quando il contante cesserà di circolare, con l’euro digitale che resterà unica moneta a corso legale, e il governo dei banchieri potrà oscurare i conti correnti di ogni singolo cittadino non ubbidiente con un singolo click.

Per concludere.
La carne al fuoco era così tanta che mi sono dilungato un pò, ma credo di aver messo a disposizione di tutti voi diverso materiale su cui riflettere, approcciarvi per chiedere informazioni ulteriori e, per i più consapevoli, la possibilità di sperimentare e magari collaborare con l’iniziativa che più vi ispira.
Ho scritto pregi e difetti di ogni iniziativa descritta, ma sono soltanto le mie sindacabilissime opinioni.
Mi rimane il rammarico di non essere riuscito a convincere questi eroi (perché solo gli eroi si impegnano così tanto per il prossimo e in imprese di cui non conoscono la riuscita) a collaborare tra loro e ad unire, per quanto possibile, le loro iniziative.
Vincerà il migliore?
Chiunque sia di loro, a vincere saremo tutti.



2 commenti

  1. Caro fratello Complottista 🙂
    Ho seguito un percorso molto simile al tuo e mi trovo d’accordo con tutta la tua analisi, ma non con la soluzione.
    Ho creduto a lungo nelle monete complementari, ma poi mi sono reso conto di un grosso problema: possono essere usate finché sono irrilevanti, ma appena acquisiscono un certo successo vengono attaccate dal Sistema, che ha gioco facile nel farle fuori attaccando l’inevitabile elemento di coordinamento e/o centralizzazione, come è successo con Auriti.
    Ho intervistato Paolini, il creatore dello SCEC, uno dei progetti di maggior successo, che ha in gran parte confermato i miei dubbi.
    Ecco l’intervista:
    https://youtu.be/Yr1g8zI9N28
    Successivamente mi hanno fatto, invece, ricredere sul concetto di “Bitcoin senza intermediari”, e voglio sottolineare il “senza intermediari”, altrimenti è inutile, anzi, è peggio, che usare la moneta ufficiale.
    Ovviamente è ben lontano dall’essere una soluzione perfetta, soprattutto perché viene a mancare del moltiplicatore Keynesiano che sarebbe fondamentale per uno sviluppo florido! Ma in un momento come questo risulta uno strumento economico di difesa estremamente valido: incensurabile, decentralizzato, incontrollabile ed anonimo (tutto questo solo se “senza intermediari”, ribadisco).
    Ti allego questa seconda intervista ad Amadori, che ha creato una comunità basata su questo in nord Italia.
    https://youtu.be/MVZLveBrIWo

    1. Carissimo collega :-),
      La ringrazio dello splendido commento che ci ha rilasciato. Devo dire che, oltre ad essere un commento che ho molto apprezzato personalmente, può fungere anche a corredo dell’articolo stesso visto gli spunti che offre. Anche per questo il mio grazie.
      Volevo quindi aggiungere anch’io alcune puntualizzazioni stimolate dal suo scritto.
      1-Concordo con lei quando scrive che tutte queste monete possono essere attaccate dal sistema una volta raggiunta una certa notorietà, e nell’articolo lo ripeto più volte, soprattutto per quelle che usano piattaforme on-line. Ma pure le piattaforme che ospitano Bit Coin, anche senza intermediari (prometto di approfondire questo argomento), perché qualunque cosa on-line, che sia canale, social, piattaforma, può essere chiusa d’imperio dal proprietario, dall’amministratore o dalle autorità. Quindi diffido di tutto ciò che non è materiale e, in questo caso, cartaceo. Il cartaceo può essere nascosto, viaggiare parallelo e sotto traccio.
      2-Dei tre progetti, quello più sicuro e che segue un filo logico con una moneta parallela, e la LiraRI, perché dei tre e l’unico che offre una vera moneta non a debito perché non esiste un ente o un soggetto che la emette e non ha nessun cambio con nessuna moneta circolante. Come ho scritto, l’organizzazione utilizza un algoritmo che calcola il valore a seconda del soggetto che la richiede e di ciò che offre (beni e servizi). L’avvocato Nigro ha avuto come collaboratore, per portare a termine il progetto, Antonio Pimpini, anch’esso avvocato e che era stato collaboratore di Auriti per il progetto SIMEC. La loro organizzazione risulta, quindi, inattaccabile da un punto di vista giuridico, come mi assicura Nigro. Ma sappiamo, tuttavia, che come hanno fatto carta straccia della “costituzione più bella del mondo” possono fare altrettanto con qualsiasi altra cosa.
      3-Anche Auriha una solida base giuridica, ma ha un cambio con l’euro che non mi piace ed è pur sempre a debito. Inoltre sta avendo troppa pubblicità, anche sui giornali, perché sta veramente riscuotendo successo. Io sarei più cauto fossi in loro, quasi “carbonaro”.
      Comunque sia, le chiedo di toccare con mano ciascuna di queste iniziative, e, vista la sua competenza, magari provare a collaborare e a portare utili suggerimenti.
      Grazie ancora

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