Benvenuti in Italia nell’anno 2040
Benvenuti in Italia nell’anno 2040

Benvenuti in Italia nell’anno 2040



Benvenuti in Italia nell’anno 2040. Benvenuti nella mia città, o dovrei dire “la nostra comunità”. Non possiedo niente, tutto ciò che ho, e quello che sono, è messo in comunione. Non posseggo nulla ma sono felice e, soprattutto. LIBERO!
Potrebbe sembrarti strano, ma ha perfettamente senso per noi in questa nostra nuova città. Tutti noi, fino a ieri considerati numeri e classificati come meri consumatori, oggi siamo diventati fruitori di beni e servizi creati da noi stessi. Abbiamo accesso ai trasporti, all’alloggio, al cibo e a tutte le cose di cui abbiamo bisogno nella nostra vita quotidiana. Una dopo l’altra tutte queste cose sono diventate gratuite, quindi alla fine non aveva senso per noi possedere molto.
Tutto è avvenuto quando è caduto il vecchio sistema politico, fondato su una moneta a debito e sull’usura praticata da banche private che non rispondevano, per nessuna delle loro azioni, ai cittadini.
I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Ad un certo punto, questi faccendieri, avevano anche pensato, per risolvere il problema di queste evidenze non più eclissabili, di ridurre la popolazione mondiale di oltre il 50%, attraverso pandemie e guerre, e di rendere i sopravvissuti sottomessi e controllabili a distanza per mezzo di microchip e restrizioni sociali.
Poi c’è stato il crollo
E’ accaduto spontaneamente, il sistema si è come arrotolato su se stesso.
Dapprima un piccolo gruppo di persone, poco meno del 10% della popolazione, ha cominciato a disobbedire, subendo discriminazione e isolamento da parte dei politici corrotti. Poi il 10% è diventato 20, quando altri hanno iniziato a comprendere come tali ingiustizie non facevano altro che rafforzare gli animi di chi, invece, doveva essere abbattuto.
Sono nate le prime comunità indipendenti e autonome, formate dagli esclusi, con le loro economie bio, le loro scuole e la loro sanità.
E quando è stato chiaro ai più che i prodotti delle nostre comunità erano i migliori, che quegli insegnati non erano solo impiegati statali ma dei missionari e che quei medici non erano dei semplici burocrati ma che prestavano attenzione alla cura psicofisica dei loro pazienti, quel 20% arrivò al 30, con molte simpatie anche all’interno del 70% che non voleva abbandonare le vecchie comodità, e non riusciva ancora a vedere che quelle comodità altro non erano che catene.
Con un terzo della popolazione che non rispondeva più alle chiamate del sistema, a nulla potevano servire i campi di rieducazione che lo stato stava preparando per i dissenzienti.
Cercarono un dialogo, un confronto, che venne rifiutato.
I costi per il mantenimento del loro status quo erano diventati insostenibili: nelle loro città, che volevano abitate da pochi zombie obbedienti alla propaganda, qualcuno iniziò a risvegliarsi scoprendo che un diverso modo di vivere era possibile.


Le scuole statali si svuotarono, così come gli ospedali, e i medici di famiglia restarono senza lavoro.
E i militari iniziarono a rifiutarsi di reprimere con la forza le manifestazioni sempre più importanti e numerose, ma anche di provocare incidenti con le nostre libere comunità, perché al loro interno c’erano i loro figli che lavoravano e le nostre scuole erano frequentate dai loro nipoti.
Iniziarono così a intrattenersi rapporti costanti e duraturi tra le due realtà, fino a vedere eletti nostri rappresentanti dapprima nei piccoli comuni, poi nei grandi centri.
I comuni conquistati democraticamente raggiunsero in fretta una loro autonomia dal centro politico grazie al repentino dissolvimento dello stato profondo, ma soprattutto grazie all’utilizzo di una moneta parallela, una moneta legata al lavoro, e che nessuno aveva interesse ad accumulare.
Una volta sciolto il vecchio legame schiavista col denaro, tutto è stato più facile.
La comunicazione, la rete internet e quella telefonica, sono diventate gratuite per tutti. Le notizie e le opinioni si diffondono libere.
Non sentiamo il bisogno di un governo centrale, ma, oltre ad un comitato di gestione eletto in ogni città, che noi chiamiamo comunità, abbiamo un coordinamento generale che si riunisce una volta al mese e si rinnova ogni tre anni.
Gli eletti sono tutti volontari nominati tra le varie categorie.
Non esiste una destra e una sinistra, stereotipi vecchi di una vecchia politica, come non ci sono più le classi sociali
Abbiamo raggiunto un sistema altamente democratico che permette anche a chi non fa parte del comitato o del coordinamento di fare sentire la sua voce e le proprie idee per il bene di tutti.
Le nostre vite, non essendo più legate al possesso, né del denaro né di nessun altro bene, sono diventate più semplici e libere. La povertà e la criminalità praticamente azzerate.
L’energia è diventata veramente pulita, e non più dipendente, per la sua produzione, dal carbone e dal petrolio.
Abbiamo pannelli solari per l’autonomia energetica installati su ogni abitazione, mentre le fabbriche fruiscono di energia pulita proveniente da vecchie centrali atomiche riconvertite a vapore.
La scienza, ripulita dagli interessi di pochi speculatori, ha fatto passi da gigante.
Il prezzo dei trasporti è calato drasticamente. Non aveva più senso per noi possedere un’auto perché abbiamo iniziato a trasportarci in modo molto più organizzato e coordinato, con un trasporto pubblico più veloce e conveniente dell’auto. 
Quando vado a trovare alcuni miei amici, o per muovermi all’interno della mia comunità, uso una delle tantissime piccole auto elettriche con batterie rigeneranti messe a disposizione dalla mia comunità stessa, e che nulla hanno a che vedere con quelle delle vecchie auto elettriche, le cui batterie non producevano elettricità ma erano soltanto immagazzinartici di energia prodotta da centrali, magari a carbone. Non erano per nulla ecologiche.


Mi piace, però, anche l’esercizio e la corsa. Quindi non disdegno la bicicletta, con pedalata assistita, o una corsa nei grandi parchi sorti numerosi in ogni comunità. 
L’aria è pulita, l’acqua è pulita e nessuno oserebbe toccare le aree protette della natura perché costituiscono un tale valore per il nostro benessere. Nelle città abbiamo molto spazio verde e piante e alberi dappertutto.
Per i viaggi più lunghi, ad esempio per andare a un concerto o a vedere una partita di calcio a centinaia di chilometri di distanza, uso il treno superveloce a lievitazione magnetica, e quando arriverò a destinazione so che troverò una delle migliaia di piccole auto elettriche messe a disposizione da quella comunità per i suoi cittadini e i visitatori. Stesso iter per le mie vacanze.
E’ così ovunque. Ogni comunità è cresciuta autonomamente ma di concerto con le altre.
Anche gli altri paesi stanno, piano piano, adeguandosi, ritenendo il nostro sistema il migliore possibile oggi.
Ad esempio la Grecia è già ad un ottimo punto di sviluppo. Così come la Spagna e diversi paesi nord africani.
E non è strano constatare come i paesi che hanno subito di più le oppressioni del vecchio sistema oligarchico, siano quelli maggiormente avanti in questa nuova concezione di mondo.
Tutto è progettato per la durata, la riparabilità e la riciclabilità. I materiali stanno fluendo più rapidamente nella nostra economia e possono essere trasformati in nuovi prodotti abbastanza facilmente. I problemi ambientali sembrano lontani, poiché utilizziamo solo energia pulita e metodi di produzione puliti. Le nostre industrie più fiorenti sono il turismo e l’agricoltura, strettamente legati tra loro. Queste fanno del nostro paese una meta ambita da tutti gli abitanti del pianeta appartenenti a qualsiasi società.
Le nostre università sono tra le più frequentate al mondo, fornendo agli studenti ogni mezzo per aumentare la loro cultura e la formazione professionale in ogni campo.
Non mancano le aziende meccaniche ed elettromeccaniche.
Lavoriamo quanto basta, 36 ore settimanali da distribuire come meglio crediamo per i 200 giorni lavorativi annuali, e abbiamo molto tempo libero da poter utilizzare per sviluppare la nostra creatività e la nostra istruzione.
Quando tentarono di fare in modo che l’intelligenza artificiale e i robot prendessero il sopravvento su gran parte del nostro lavoro, si è avuto, improvvisamente, un moto di ribellione da parte di tutti.
Molti capirono che sarebbero stati sostituiti e rimpiazzati e che quel progresso che veniva loro proposto era qualcosa di dispotico e distopico.
Oggi quel concetto non ha più senso, dal momento che il lavoro che facciamo può essere svolto in tranquillità. Non so davvero se lo definirei più “lavoro”. È più come tempo di pensiero, tempo di creazione e tempo di sviluppo. Abbiamo scoperto come utilizzare tutte queste nuove tecnologie per scopi migliori rispetto al semplice ammazzare il tempo o lavorare.
E’ bellissimo vedere cosa siamo riusciti a realizzare:
Noi che eravamo la loro “più grande preoccupazione”, i reietti, coloro che smisero di vivere nelle loro città e di seguire le loro leggi contraddittorie, siamo diventati, invece, i salvatori della civiltà.  
Coloro che decisero di dire basta quando la tecnologia era diventata troppa e ingombrante, che hanno visto i robot e l’intelligenza artificiale impossessarsi di gran parte del loro lavoro e delle loro vite, coloro che si sono pacificamente rivoltati contro un sistema politico corrotto e marcio nel profondo, fino a estraniarsi da esso e ad auto esiliarsi, partendo da piccole comunità fuori dalle loro ormai invivibili città, abbiamo ricollocato la tecnologia e la scienza all’interno dei loro argini e messo il tutto al servizio dell’uomo. 
Abbiamo cominciato formando piccole comunità autosufficienti, semplicemente occupando case vuote e abbandonate di piccoli villaggi del XIX secolo.
Siamo ripartiti da questo e dalla nostra mai sopita spiritualità per realizzare un miracolo che è sotto gli occhi di tutti.
Un nuovo mondo, dove veramente ogni uomo è libero e padrone del suo futuro. Dove ogni comunità, dalla più piccola alla più grande, è autonoma nel suo vivere semplice e complesso.
Ovunque posso andare e so che a nessuno interesserà sapere dove e perché, e in nessun luogo sarò registrato. 
E’ una vita semplice ed onesta, la mia, ed è una bella vita, degna di essere vissuta. Molto meglio del percorso in cui ci trovavamo, dove, ad un certo punto, è diventato così chiaro che non potevamo continuare con lo stesso modello di crescita legato a doppia mandata a personaggi senza scrupoli, creatori, per sopravvivere, di cose terribili quali: pandemie di malattie create in laboratorio, cambiamenti climatici artificiali, crisi sociali con milioni di rifugiati, carestie promosse a tavolino e guerre consequenziali.
Abbiamo perso troppe persone prima di renderci conto che potevamo fare le cose diversamente. Alcuni hanno scelto liberamente la loro fine, altri sono stati soggiogati da decenni di indottrinamento mediatico.
Ma adesso ci siamo, il futuro è nostro!
Ed è solo l’inizio…



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