Peter Birkhäuser: l’artista che illustrò i suoi sogni
Peter Birkhäuser: l’artista che illustrò i suoi sogni

Peter Birkhäuser: l’artista che illustrò i suoi sogni

La mente umana può spesso meravigliare per quanti misteri ancora detiene. Ed uno di questi è certamente il subconscio ancestrale, un remoto ma ancora esistente ricordo primordiale che molto spesso denotiamo in racconti e leggende di tutto il mondo. Un marasma di racconti diversi ma allo stesso tempo identici, come se tutta la storia umana giungesse da un lontanissimo ricordo ben spiegato nella teoria Jungeriana. Ed è proprio un artista, divenuto successivamente studioso dello stesso psicologo svizzero, che riuscirà ad immortalare nella tela alcune di queste immagini così surreali ma artefici di molte delle leggende dell’umanità.



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Ne abbiamo già parlato in precedenti articoli della teoria del viaggio dell’eroe, uno dei punti cardini per qualsiasi scrittore. Ideato dallo sceneggiatore statunitense Christopher Vogler, è un riassunto efficace, e prevalentemente adattato alla cultura pop, di ciò che fu il mastodontico lavoro di Joseph Campbell, saggista e storico religioso, che ideo per l’appunto “l’eroe dai mille volti”.

Per farvela breve, il saggio elenca alcune delle mitologie più o meno conosciute della storia dell’umanità e ne fa un paragone, dimostrando le sfaccettature che si assomigliano molto, seppur sotto nomi diversi. Questo analizzare e confermare l’esistenza dell’archetipo, invero l’etichettare i personaggi di racconti e leggende in personaggi pre impostati (per fare qualche esempio, l’eroe, l’angelo custode, l’amante eccetera), non fa altro che enfatizzare il lavoro dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung, padre della teoria poc’anzi citata. L’idea dell’archetipo dunque, non solo la si trova nella mitologia, nelle fiabe, nella letteratura e nella religione, ma anche soprattutto nei sogni, misteriosa caverna dentro cui si celano racconti ancestrali che si denotano proprio in quelle storie. Ed è proprio sui sogni che ci vogliamo soffermare.

Peter Birkhäuser, nato anch’egli in Svizzera nel 1911, fu un artista che volle allontanarsi dalla sicura carriera oculistica del padre per incentrarsi nel mondo dell’arte. Nel 1944, dalla finestra del suo studio, una sera vide una falena svolazzare intorno ad un lampione illuminato. Un’immagine prevalentemente normale a cui tutti siamo abituati, ma Peter intravide in quella scena un significato più simbolico, paragonando lui stesso alla falena e la luce alla sua coscienza, meta che non riusciva a raggiungere pienamente. Fu così che, iniziando a studiare proprio in quel periodo i lavori di Jung, venne colto da una profonda depressione e volle lavorare sui suoi sogni, mettendosi in contatto con l’allieva dello stesso famoso psicanalista, ovvero Marie-Louise von Franz. Sarà questo rapporto psicoanalitico, frammentato con lettere scritte allo stesso Jung, che incomincerà a prendere la tela e raffigurarvici sopra ciò che vedeva nei suoi sogni.

Dopo aver analizzato sogno dopo sogno, Peter volle rompere quel flebile muro che separava il suo istinto artistico da ciò che sognava, dando il via alla creazione di molte opere che non sono di certo facili da non osservare. Lungi da me insistere su un lato più esoterico oppure più umano e razionale (io per primo mi sono fatto un’idea personale di ciò che penso sia dell’ideologia dell’archetipo che delle opere di Peter), è affascinante soffermarci sulla creatività psico artistica che seppe mostrare il pittore svizzero. Un ennesimo affascinante paragrafo dell’enorme mondo della creatività che solo noi e la nostra mente sa offrire; basta solo saperla mostrare.


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