Le nostre guerre anomale: aggiornamento.
Le nostre guerre anomale: aggiornamento.

Le nostre guerre anomale: aggiornamento.

Il prossimo 7 Marzo, saranno passati 5 mesi dal giorno in cui Hamas sferrò il primo colpo di quella che è diventata, a tutti gli effetti una guerra.
Una guerra un pò anomala, combattuta tra un esercito regolare, uno tra i più preparati e ben equipaggiati eserciti del mondo, e quello che viene definito un gruppo terroristico.
Lo stesso giorno dello scoppio di questa guerra, scrissi un articolo che voleva perlopiù fare un excursus storico di ciò che stava succedendo, e una previsione di quello che sarebbe accaduto.
Rileggendomi, devo dire che non mi sbagliai di molto nelle mie ipotesi sul prosieguo del conflitto, e rimane in piedi anche la mia ipotesi che l’inizio fu un gigantesco “false flag” organizzato per permettere ad Israele di fare terra bruciata della Striscia di Gaza.
Lo stupore di molti osservatori, che allora rilevavano una lentissima reazione israeliana a quei primi attacchi di Hamas, era anche il mio.




Sembrava incredibile che né la CIA né il Mossad avessero saputo preventivamente nulla di quanto stava succedendo. E oggi, a distanza di tempo, pare plausibile, invece, che le forze armate israeliane esitarono quel tanto che bastava per fare in modo che Hamas facesse più danni possibili, di modo che fosse giustificata la reazione che ha portato ai massacri, soprattutto di civili inermi, e allo sgombero forzato di quel lembo di terra.
Quel che non avevo previsto era l’intervento nel conflitto degli Houthi, che si sono rivelati una spina nel fianco delle potenze che stanno coprendo le spalle ad Israele da eventuali ritorsioni armate del mondo arabo. La limitazione del traffico commerciale nel Mar Rosso, che è calato oltre il 30% a causa dei loro attacchi a qualsiasi porta container che cerchi di violare il blocco, e la loro minaccia, neppure tanto velata, di tagliare i cavi sottomarini da cui passa il 17%, e forse più, del traffico internet mondiale, sembrano disturbare alquanto i manovratori.
Inoltre da più parti si sentono arrivare voci che vedono gli USA in difficoltà a gestire più fronti di guerra, e qualcuno, in oriente, potrebbe approfittare dell’impasse.
Il fronte ucraino è quello che desta le maggiori preoccupazioni.
L’Ucraina è ormai persa, almeno la parte orientale. Su quella occidentale sono posati gli occhi famelici della Polonia, che non si farebbe scappare l’occasione di riprendersi quei territori che ritiene suoi di diritto.


I Russi, giorno dopo giorno, avanzano verso il raggiungimento dei loro obiettivi.
L’anomala, anche qui, guerra per procura che i paesi della Nato hanno intrapreso contro l’orso russo, manifesta ogni giorno di più le sue crepe.
La presenza di militari occidentali, non solo addestratori, è ormai evidente, e il loro coinvolgimento diretto, come dimostrato dalle recenti intercettazioni tra alti ufficiali tedeschi che progettavano un attentato al ponte di Crimea, rischia di coinvolgere le capitali europee in una escalation di cui sappiamo tutti quale sarebbe il tragico finale.
Ci sono due punti fondamentali che dimostrano quanto le politiche militari europee non stiano portando i frutti sperati:
Il primo punto è la proposta del cosiddetto “Codice di condotta sulla disinformazione” che mira ad intensificare gli interventi per contrastare tutto ciò che trapela esternamente dal mainstream. Quindi filtro alle informazioni e censura tout court. Se a questo si uniscono la repressione violenta delle manifestazioni di protesta che iniziano a moltiplicarsi in ogni paese europeo, contro la guerra e le misure economiche volte solo a favorire l’industria militare, abbiamo una mappa precisa di dove potremmo ritrovarci tra qualche mese.
Inoltre, la proposta d’acquisto congiunto di equipaggiamenti militari da parte della Von der Leyen (European Industrial Defence Strategy), che verrà presentata nelle prossime settimane, dimostra sempre più il volto autoritario di questa Europa, che, a dispetto della volontà dei cittadini, ma con la complicità di partiti ed istituzioni nazionali, si va autoritariamente costruendo.
E’ la stessa strategia commerciale adottata durante “l’emergenza” covid, con, allora, le case farmaceutiche a farla da padrone.
Questa volta saranno i fabbricanti d’armi.
I suddetti punti sembrerebbero l’ultimo tentativo dell’oligarchia dominante di serrare i ranghi, ma tanto più cercheranno di chiudersi a riccio nella loro bolla “occidentale”, tanto più aumenterebbero il rischio di proteste e sollevazioni interne, una volta svelato il vero volto di questa finta democrazia.
L’ultimo colpo del drago morente è sempre quello più pericoloso.



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