Il Viaggio dell’eroe
Il Viaggio dell’eroe

Il Viaggio dell’eroe

Recentemente ho illustrato, in alcuni articoli su questo magazine, cosa contraddistingue un romanzo Fantasy e quali autori possono fregiarsi di essere i precursori di questo genere letterario.
Con questo mio umile articolo, invece, voglio analizzare quale struttura narrativa abbiano essi utilizzato.
Perché qualsiasi scrittore ha bisogno di una struttura di base per sapere in quale genere letterario si sta addentrando e se fa al suo caso per ciò che vuole narrare.
Le strutture letterarie in uso sono tantissime, ed ognuna di esse ha più di un autore che l’ha fatto propria.



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La struttura di una storia è come lo scheletro di un corpo umano, perché quella che si sceglie deve aiutare a mettere in ordine il conflitto, il climax e la risoluzione, parti fondamentali e irrinunciabili di qualunque narrazione.
L’ordine in cui ciascun autore racconta la sua storia determina quanto efficacemente crei drammi, intrighi e tensioni, tutti progettati per attirare l’attenzione dei lettori dall’inizio fino alla fine. 
Per facilitare la comprensione elencherò le sette strutture più conosciute e più usate:
Struttura classica
In Media Res
Il viaggio dell’eroe
La struttura dei 7 punti
Il metodo del fiocco di neve
La struttura in tre atti
L’elemento disturbante e le 2 vie d’uscita.

A partire da questa lista, vi basterà conoscere anche solo la trama dei libri di Gilbert Keith Chesterton e Clive Staples Lewis per identificare la struttura letteraria da loro utilizzata: il viaggio dell’eroe, appunto.


Questa struttura è stata elaborata da Christopher Vogler ed è spesso usata per strutturare romanzi rosa, fantasy, fantascienza e horror.
Quindi, non solo per il Fantasy, ma Chesterton e Lewis l’hanno quasi resa un unicum per questo genere.
Christopher Vogler è uno sceneggiatore statunitense di Hollywood, che ha lavorato per la Disney ed insegna alla UCLA (Università della California) il cui nome è legato indissolubilmente al saggio “The Writer’s Journey: Mythic Structure For Writers”, pubblicato in italiano come “Il viaggio dell’eroe”.
Un saggio di fondamentale importanza per ogni scrittore provetto, che era nato come quaderno di appunti personali e che ha cominciato a circolare tra amici, fino alla richiesta di pubblicazione in una piccola casa editrice di libri e manuali sul cinema, dove è stato pubblicato in tre edizioni ogni volta ampliate.
Il viaggio dell’eroe è infatti un modello rintracciabile principalmente nel cinema di origine statunitense, ma una volta compreso è facile individuarne gli elementi principali in gran parte delle narrazioni più apprezzate e conosciute, a partire dalla mitologia, passando per Shakespeare fino a giungere alle saghe dei fumetti contemporanei.
Vogler stesso nel suo libro consiglia la lettura di “L’eroe dai mille volti” di Joseph Campbell, grande studioso dei miti, testo al quale si è largamente ispirato nel delineare le sue teorie. Campbell infatti grazie ai suoi studi approfonditi ha potuto notare che nei miti fondativi di culture lontane e diverse fra loro si potevano rintracciare le stesse strutture narrative, probabilmente la fonte del loro carattere di universalità.
Di influenze in influenze, George Lucas ha recentemente affermato che l’ispiratore del suo primo film “Guerre Stellari” del 1977, era stato ispirato proprio dagli scritti di Campbell, e, per la copertina delle successive ristampe del volume di quest’ultimo, è stata usata l’immagine di Mark Hamill come Luke Skywalk.
Prima di analizzare nel suo complesso tale struttura narrativa, bisogna tener presente come “il viaggio dell’eroe” di Vogler è solo un utile modello da cui prendere spunto e lasciarsi trasportare unicamente dalla propria fantasia. Se da un lato è importante che la storia sia sorretta da un struttura, dall’altro non bisogna ossessionarsi sull’aderenza a un modello, perché sono proprio gli elementi di originalità a fare la differenza in un mondo ormai dominato da molteplici forme di intrattenimento.



Il viaggio dell’eroe: lo schema
Per facilitare la comprensione, utilizzerò come esempio la struttura del Viaggio dell’eroe che Tolkien ha utilizzato per Lo Hobbit.

Parte prima – La chiamata all’avventura
Durante l’esposizione, l’eroe si trova nel mondo ordinario , di solito la casa o l’habitat naturale dell’eroe.
Bilbo, infatti, vive una vita serena e tranquilla nella sua Contea, scandita dai ritmi della campagna ed è per questo che inizialmente rifiuta la prima chiamata all’avventura.
Il mago Gandalf (che presto diventerà il suo mentore) lo convince ad accettare la chiamata.
Bilbo lascia la sua sua vita tranquilla e si imbarca in una pericolosa ricerca attraverso la Terra di Mezzo, trovandosi lungo la strada in tutti i tipi di guai possibili.

Parte seconda – Supremo calvario o iniziazione
Una volta che l’eroe prende la decisione di lasciare il mondo normale, avventurarsi nel mondo sconosciuto e ha ufficialmente iniziato la sua misteriosa avventura, incontrerà una figura di mentore (un aiutante in alcuni generi) e insieme questi due varcheranno la prima soglia .
Questo è il punto in cui tornare indietro non è un’opzione e dove di solito incontrano test, alleati e nemici . Ostacoli come test e nemici devono essere superati per continuare. Gli aiutanti aiutano l’eroe nel suo viaggio.
A questo punto, Bilbo riesce a mettere su una squadra, insieme a nani ed elfi per sconfiggere nemici come draghi e orchi.
Lungo la strada affronta una serie di prove che spingono il suo coraggio e le sue capacità oltre ciò che riteneva possibile.
Alla fine, contro ogni previsione, Bilbo raggiunge la caverna più profonda, (altro step scandito da Vogler nel Viaggio dell’Eroe) la tana del temibile drago, Smaug, dove si trova l’obiettivo finale della sua ricerca. Bilbo ha bisogno di rubare il tesoro dei nani da Smaug.


Parte terza – Unificazione o trasformazione
Superati gli ostacoli iniziali, in questa parte del ciclo eroico, l’eroe ei suoi alleati raggiungono l’ avvicinamento . Qui si prepareranno per la grande sfida in questo mondo nuovo o speciale. Durante l’avvicinamento, l’eroe subisce un calvario , mettendolo alla prova per puntare vicino alla morte.
Smaug è stato sconfitto, ma i nani affrontano un’altra battaglia contro un esercito di orchi. Bilbo viene colpito alla testa durante la battaglia finale e si presume morto, ma non lo è.

Parte quarta – La strada del ritorno o il ritorno dell’eroe
Una volta che l’eroe raggiunge il suo obiettivo e la ricompensa è stata vinta, l’eroe e i suoi compagni iniziano la via del ritorno . L’eroe vuole completare l’avventura e tornare nel suo mondo ordinario con il suo tesoro.
Bilbo riesce a tornare nella Contea, ma non più lo stesso Hobbit che odiava l’avventura. 



Archetipi
Ne “Il viaggio dell’eroe” Vogler delinea anche 7 archetipi da utilizzare nell’ideazione dei personaggi che comporranno la storia.
Benché gli archetipi possano essere pressoché infiniti, questi sono i 7 più ricorrenti:
Eroe: si tratta di un personaggio che va alla ricerca di qualcosa, e nel quale il pubblico è chiamato a identificarsi. Più universale sarà l’oggetto della sua ricerca (per esempio: l’affetto di un genitore, le proprie radici familiari o culturali, una comunità a cui appartenere), più ampio sarà lo spettro di fruitori che riuscirà a identificarsi nel suo percorso.
Messaggero: colui che chiama l’eroe all’avventura, attraverso l’annuncio di un cambiamento o di una sfida in arrivo che distruggerà definitivamente l’equilibrio precario in cui egli viveva nel mondo ordinario.
Mentore: è solitamente una figura positiva, che aiuta la crescita dell’eroe.
Guardiano della soglia: impedisce l’ingresso nel mondo straordinario, ma non è necessariamente una figura nemica. A volte per poter lasciar passare l’eroe i guardiani hanno solo bisogno di una prova del suo valore, che una volta superata li convincerà a passare dal lato degli alleati.
Mutaforma: sono dei personaggi che agli occhi del protagonista cambiano una o più volte aspetto (alleati o nemici), e per questo confondono o ingannano l’eroe.
Ombra: si tratta della forza negativa, rappresentata dai nemici, ma che trova terreno fertile anche nei lati oscuri degli eroi.
Imbroglioni: né alleati né nemici, sono utili ad allentare la tensione



Ho utilizzato Lo Hobbit come esempio per illustrare la struttura cardine del Viaggio dell’eroe, per renderla più comprensiva e più breve. Ma avrei potuto usare anche la struttura dell’Odissea di Omero, o il Mago di Oz di Lyman Frank Baum, oppure La storia infinita di Michael Ende.
Tutti racconti di autori diversi che in epoche diverse hanno utilizzato tale ossatura narrativa per coinvolgere al meglio ogni lettore
Un ottimo esempio moderno, non narrativo, che avrei potuto utilizzare è Il re leone (The Lion King), celebre film film d’animazione della Disney.
Io stesso ho cercato di utilizzare, nel mio piccolo, questa affascinante struttura narrativa nel raccontare le mie esperienze complottiste nel volume, Il Complottista, che ho pubblicato privatamente e che invito tutti a scovare sul web, se ci riuscite. (Eh, eh)
Credo che tale struttura si adatti mirabilmente a narrare la storia di ognuno di noi, dell’uomo comune, che, fra mille difficoltà, cerca di “sopravvivere” al meglio, tra le storture e l’ipocrisia del nostro tempo.



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