L’immobilismo russo sul fronte ucraino
L’immobilismo russo sul fronte ucraino

L’immobilismo russo sul fronte ucraino

Il vostro complottista vi spiega:
In tanti si chiedono: perché la Russia, che e’ più grande e più potente della piccola Ucraina, non ha già chiusa la partita della guerra?
Specifico che quella che segue è una mia sindacabilissima opinione, avvalorata, però, da tante conferme raccolte attraverso articoli e analisi dei maggiori canali di informazione, indipendenti e non.




La Russia di Putin non solo è più grande e più potente della piccola Ucraina, ma pare abbia messo sul campo poco più del 15% della sua potenza militare, rinunciando, quasi del tutto, ad utilizzare l’aviazione e gran parte della flotta navale. Senza dimenticare che resta una super potenza nucleare, cosa che sembrano aver dimenticato, o fanno finta di non ricordare, coloro che appoggiano la parte a lei avversa.
Purtroppo però la guerra, qualsiasi guerra, porta denaro nelle casse dei soliti noti, che sono gli stessi che hanno già raccolto recentemente in epoca pandemica e vogliono ancora raccogliere con le scellerate politiche Green.
Ho già scritto che sono sempre gli stessi nomi delle stesse famiglie, posizionate ai posti di comando delle solite multinazionali e finanziarie: quattro gatti cui permettiamo di giocare con le nostre vite.


Quindi analizziamo cosa è successo economicamente in questo ultimo anno di guerra.
Abbiamo già visto come le sanzioni imposte alla Russia funzionino per l’occidente come un boomerang: più ne fa, più si impoverisce (parlo della popolazione comune, in questo caso, non certo delle èlite).tanto che gli stessi Stati Uniti hanno visto diverse loro banche fallire e oggi sono sull’orlo del default.
Ad esempio riporto una notizia di pochi giorni fa che preannunciava come il governo degli Stati Uniti potrebbe non adempiere ai suoi obblighi di pagamento già all’inizio di giugno, il che destabilizzerebbe gravemente il sistema finanziario globale, distruggerebbe il credito degli Stati Uniti e infliggerebbe un duro colpo alla posizione degli Stati Uniti nell’economia globale. .
Per quanto riguarda la UE, è messa un tantino peggio. La Germania e la Francia, da sempre considerate le locomotive d’Europa, sono sull’orlo di una crisi economica totalmente fuori controllo, e tutte le politiche comunitarie, industriali ed economiche, sono sull’orlo del disastro, a parte naturalmente l’industria bellica, tanto cara al nostro ministro Crosetto.


Inoltre L’UE, sempre notizia di questi giorni, dovrebbe entrare in modalità economia di guerra, e rimuovere, nelle prossime settimane, “qualsiasi barriera normativa” all’orario di lavoro in relazione all’industria delle armi, come affermato dal commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton.
Purtroppo quando si parla di guerra in era moderna, l’analisi dei morti e dei feriti, e di chi sta vincendo sul campo di battaglia, cade sempre in secondo piano, a meno che non si utilizzino armi estreme e quindi le due analisi vanno a sovrapporsi drammaticamente.
Cosa sta succedendo all’economia russa e perché le sanzioni inflitte funzionano così bene che sembra crescere la sua economia invece di regredire?
Prima della guerra il gas Russo si vendeva da 68 a 78 mmcubi. Nel 2022 ha venduto il prodotto per 66 mmcubi.. Nel 2023 si prevede che ne venderà per 62-63 mmcubi.
Chi vorrebbe evidenziare, in questi dati, una diminuzione delle esportazioni, si scontra con la realtà dei fatti, perché oggi il gas costa il doppio e in più la Russia lo vende come gas liquefatto LNG, e non più tramite gasdotto ma per via nave, con costi di trasporto più elevati per chi acquista. Se poi a tutto questo aggiungiamo che chi acquista, ipocritamente, non lo contratta direttamente con la Russia ma, per via delle sanzioni da lui stesse adottate, con paesi terzi (India su tutte), capirete che tutto il discorso economico si complica ulteriormente.
Dal grafico sottostante si può notare come la Russia perda un 15% almeno di produzione di gas, ma ora lo vende quasi tutto come gas liquefatto LNG che costa sui 35-50 euro per metro cubo sul mercato TTF o JK, mentre prima ce lo vendeva per gasdotto con contratti a lungo sui 15-20 euro….


Questo spiega molto, se non tutto, sul perché la Russia non abbia fretta, e, principalmente, il suo sostanziale immobilismo sul fronte militare ucraino.
Sembra che non ci sia alcuna intenzione di chiudere in tempi brevi la partita ucraina al Cremlino.
Si deve cominciare a prenderne atto, e rivalutare tutti gli scenari.
Soprattutto quelli economici, perché la Russia di Putin sta adottando, contro la NATO, la stessa tattica che subì l’URSS quando iniziò a crollare: fu un’implosione per logoramento.



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