Vorrei fare il punto sull’Agenda 2030 partendo da lontano, per meglio farvi comprendere come ogni notizia che ci offre la stampa, anche la più banale, anche in questi giorni di fine estate, può essere legata allo svolgimento della stessa.
Iniziamo quindi questo corposo articolo partendo dalla notizia di giornata che riguarda l’Italia e un animale in particolare: la capra.
ARTICOLO ANCHE IN FORMATO AUDIO
La capra è considerata da tutti un animale domestico; sono amiche, da sempre, di ogni contadino, di ogni allevatore e della terra.
Purtroppo però, in questo nostro mondo rovesciato, le capre sono diventate oggi nemiche del potere che ha dichiarato loro guerra.
Cosa hanno fatto di così grave le povere caprette, tanto da inimicarsi le élite?
Si alimentano da sole di quello che trovano.
Il loro principale “difetto” è proprio questo.
Il contadino e l’allevatore, grazie alle capre campano.
Lo Stato e le classi che dominano l’economia non gradiscono.
Non gli va bene che codesti vetusti figuri, montanari compresi, campino senza schiattare di fatica per pagare le tasse e le merci industriali (commercializzate a prezzo sfavorevole ai contadini).
Così si sono inventati che le capre scorreggiano e “danneggiano”.
Sulle sorregge di capre e affini abbiamo già discusso in passato.
Ma danneggiano cosa?
Le piantagioni intensive di conifere, i rimboschimenti artificiali, fatti non dai contadini ma da impresari e ambientalisti.
Oggi ci sono tanti terreni abbandonati che danno benefici perché riducono il rischio di incendio. Qui la capra mangia la ginestra, che è bella quando è fiorita, ma quando invecchia o si ammala crea delle brutte superfici di cespuglieto denso pronto a bruciare. Ancora oggi da fastidio che si allevi senza dover acquistare i mangimi industriali e così ti multano perché alla capra è vietato pascolare nel bosco, anche se il “bosco” è fatto di erbe alte secche e di cespugli.
I boschi potrebbero alimentare molti altri animali oltre la capra, anche con le ghiande e le castagne inselvatichite.
Ma il potere urbano preferisce trasformarli in una pseudo Amazzonia nostrana popolata solo di lupi e di cinghiali.
In questo nostro mondo al contrario, gli ambientalisti da salotto dettano legge, e buttano nel cesso secoli di sostenibilità a basso costo.
Altro argomento di giornata è: l’auto elettrica.
In molti si chiedono come mai le auto elettriche non “sfondino”.
Anche solo l’idea di acquistare, o di fruire di un’auto elettrica, non è proprio presa in considerazione dai più.
L’oggetto rimane un qualcosa di cult per una ristrettissima fascia di potenziali e ricchi acquirenti.
A mio parere, questo è dovuto al fatto che le auto elettriche non siano altro che la risposta sbagliata, e molto costosa, a un problema inesistente: l’emergenza climatica.
Il riscaldamento globale è la nuova religione del globalismo: abbiamo un Dio che è il clima, i sacerdoti, che sono gli Scienziati del clima, le Indulgenze, i crediti di carbonio, e gli eretici, tutti gli scettici, un Dio a cui tutti debbono inchinarsi e con cui vogliono imporre restrizioni alla libertà per salvare la terra.
Il fine di tutto è imporre l’impronta del carbonio per controllare ciò che viene venduto e acquistato, compresa l’energia.
Inoltre non è mai successo nella storia che una nuova tecnologia sia stata imposta dall’alto per sostituire quella vecchia.
Per fare un esempio, restando in tema, le prime automobili sostituirono le vecchie carrozze con i cavalli nel tempo, quando i proprietari dei cavalli capirono che era meno costoso mantenere i cavalli motore che gli animali in carne ed ossa.
Di solito, quando crolla un castello di carte, si crea un cumulo di rifiuti. Questi possono essere riciclati e a volte utilizzati per qualcos’altro.
Ed è esattamente ciò che sta accadendo, purtroppo, in questo strano periodo storico dove tutto sembra procedere al contrario.
Il “nuovo” non sarà su misura per te, ma viceversa.
Le case produttrici di auto cercano di correre ai ripari facendo marcia indietro e proponendo nuovi modelli con motori endotermici, ma non bastano a tirare su un mercato automobilistico che langue da troppo tempo.
È un enorme cane che si morde la coda: meno vendite, meno lavoro per tutti, meno possibilità di acquisti da parte dei cittadini, quindi ancora meno vendite, meno produzione, e così via.
Introduzione all’Agenda.
Ma questo non sembra interessare ai governi che seguono l’agenda imposta loro dall’alto.
Infatti l’agenda, il cui vero titolo è “Non posseggo nulla e sono felice”, prevede, oltre all’abolizione della proprietà privata, l’organizzazione di città a 30Km orari e quartieri in 15 minuti, dove non è proprio previsto l’uso di un’automobile per gli spostamenti.
Resta da vedere come vivranno questi cittadini in queste città chiuse su se stesse, senza lavoro, senza possibilità di muoversi liberamente, senza una casa di proprietà e senza la possibilità di poter pagare un affitto.
Io immagino che saranno totalmente in balia dello stato che distillerà i suoi contributi, magari solo a chi non farà tante storie.
Evidentemente quel falso problema, di cui ho parlato all’inizio, è funzionale a tutto il resto che ne segue.
Naturalmente non sto dicendo che il mondo del lavoro giri tutto intorno al mercato automobilistico.
Ad esempio in Italia abbiamo un ottimo comparto turistico che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe, forse, coprire gli scompensi.
Il turismo crea domanda.
Aldilà della cultura e dell’arte che il nostro Paese può offrire, oltre le bellezze paesaggistiche che contiene.
Perché ogni persona che arriva, e gli stessi italiani che si muovono, creano una domanda che altrimenti non ci sarebbe.
Ma come per l’industria metallurgica, cancellata dalle nostre carte geografiche, e l’industria automobilistica, in crisi e comunque non più italiana, anche il comparto turistico è finito sotto attacco delle élite.
Ma non è tanto il turismo che vogliono attaccare, quanto le piccole imprese che vivono di turismo, favorendo, in questo modo. le grandi corporazioni straniere.
Tra l’altro, proprio in questo periodo le nostre piccole imprese che si occupano, invece, di esportare il rimanente del glorioso Made in Italy, hanno appena segnato il record storico di esportazioni sul Giappone.
Quindi il piccolo parrebbe funzionare.
E sembrerebbe un movimento economico pure logico: poiché moltissime fabbriche sono state chiuse, alcuni di quegli italiani colpiti dalle chiusure si sono dati ai servizi.
E invece no.
Qui da noi ci si scaglia quasi con disprezzo sul turismo e su chi vive di turismo come i balneari e i tassisti (altra notizia di questi giorni).
La logicità sembra non far più parte di questo mondo.
Si seguono pedissequamente le linee tracciate da una agenda basata su un problema inesistente.
Svolgimento dell’agenda.
E’ quasi impossibile oggi negarne l’esistenza, come veniva fatto solo pochi anni fa in cui veniva descritta come una teoria del complotto. Nonostante qualcuno ancora si impegni a negarla, è ormai palese che tutti i governi si muovano nella stessa direzione.
Senza contare che tutti i governanti, di qualsiasi colore, ordine e grado, escono istruiti dalle stesse stanze.
Come tutte le varie teorie del complotto, anche l’agenda 2030 si è dimostrata realtà.
L’ordine che si propaga dalle sue pagine è “restrizioni, restrizioni e ancora restrizioni”, in ogni campo vitale per l’essere umano: in ambito sociale, lavorativo e comunicativo.
Tutti i governi (e quando dico governi, mi riferisco principalmente a quelli sotto questa “bolla” occidentale), e il nostro non è da meno, hanno soldi in abbondanza per le armi, ma nulla per le pensioni.
Indebitano i propri cittadini con scellerate politiche ecologiche, che di ecologico hanno nulla, ma non investono un solo centesimo sulle famiglie, sul lavoro, sull’istruzione e la sanità.
Anzi, in questi ambiti praticano tagli che, uniti all’aumento della sorveglianza (più telecamere e autovelox, ma anche IT-Wallet e piattaforma Greenpass) e all’incremento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, non fanno altro che opprimere, dal punto di vista psicologico, ancor più le persone, togliendo loro libertà, sicurezza e lavoro.
Viviamo nella stortura, nell’immondizia, nel degrado. Oggi non c’è più un ideale, un rifugio sicuro, per non parlare della serenità, divenuta un sogno irraggiungibile.
L’emergenza come strumento sociale.
La falsa epidemia è stata, come già detto, solo un antipasto. Hanno voluto testare se la popolazione fosse pronta ad accettare qualsiasi cosa in caso di emergenza.
E così è stato.
Abbiamo accettato le inutili mascherine, i lockdown iniqui, le restrizioni, i DPCM volubili (caffè in piedi o seduti, a seconda di non si sa che cosa), le zone colorate.
Abbiamo accettato financo di farci iniettare un siero di cui ancora oggi non si conosce la reale composizione e su cui vige un segreto militare. E lo abbiamo accettato responsabilmente, firmando una liberatoria per il medico che iniettava, il governo che obbligava e la casa farmaceutica che produceva quella sostanza di cui, ripeto, non si conosce la composizione ma che, dicono e spergiurano, è sicuro che non produca effetti avversi.
E nonostante siano sotto gli occhi di tutti I danneggiati e i morti giornalieri, loro continuano a spergiurare e noi a non reagire.
Secondo i dati ISTAT elaborati proprio in questi giorni dall’epidemiologo Valerio Gennaro e dall’analista Eugenio Florean, nella fascia di età compresa fra i 5 e i 19 anni, fra il 2020 e il 2023, si è registrato un più 24% di mortalità totale in Liguria, superiore all’aumento su base nazionale.
Per chi denuncia tutto questo vi sono minacce e ripercussioni anche gravi: sospensione dal lavoro, allontanamento dagli ordini, censura degli organi d’informazione e arresti se queste denunce provengono dai social o giornalisti non allineati (il caso Durov, dopo quello Assange, sono i più rilevanti), rivoluzioni colorate, attentati a capi di stato e di governo se invece ad opporsi all’agenda sono uomini di stato (il premier slovacco Fico e Trump ne sono due esempi)
La democrazia come danno collaterale.
L’oligarchia dominante, che acquista sempre più forza e denaro da ogni crisi, ha deciso di scendere direttamente in campo facendo cadere l’ultimo velo di ipocrisia chiamata “democrazia”.
La democrazia era necessaria a lorsignori quando, finita la Seconda Guerra Mondiale, si doveva, in qualche modo, tracciare una solco con il nuovo nemico che era l’URSS, far vedere una qualche differenza tra “loro” e “noi”.
Prima della caduta del Muro di Berlino, bisognava solo conservare l’Agenda su certi binari, e si è ricorso a qualche piccolo accorgimento come “la strategia della tensione”, buona per ogni occasione e in ogni contesto, volta a creare una situazione di paura diffusa tra la popolazione. C’è stato bisogno di qualche eliminazione eccellente (JF Kennedy, Peron, su tutti, ma anche i nostri Mattei e Aldo Moro) e di un riposizionamento sullo scacchiere mondiale (Suez e Panama).
Ma, una volta caduto il nemico (1989-1991) non c’e stato più bisogno di mantenere in piedi tale menzognera messinscena, e si è iniziato a lavorare per l’obiettivo ultimo che è un governo mondiale.
Lo schema adottato è sempre il medesimo: si è trovato/costruito un nuovo nemico (l’ISIS), si è organizzato il problema (Torri Gemelle), si è imposta la soluzione (Guerra/e al terrorismo).
I primi risultati furono: la paura di attentati terroristici indotta nelle persone comuni (grazie anche agli attentati che si verificarono, successivamente, in diverse città mondiali e per diverso tempo), prime limitazioni nei movimenti dei cittadini, prima crisi economica, prime rivoluzioni colorate che si sono sviluppate principalmente in alcuni Stati post-sovietici negli anni 2000 (Ucraina e Georgia in primis), in Asia e in Africa (di cui l’assassinio di Gheddafi nel 2011 ne fu l’epilogo).
Tali rivoluzioni colorate furono sicuramente un riposizionamento militare sullo scacchiere, prologo alle guerre odierne.
Quindi, ricapitoliamo: attentato alle Torri gemelle (WTC), guerre, crisi economica, rivoluzioni colorate, atti terroristici, pandemia, crisi climatica, nuove guerre e minacce di ulteriori, altra crisi economica. Questa è stata la nostra storia degli ultimi 23 anni.
Con più di un filo rosso che unisce tutti questi eventi:
Ognuno di questi eventi ha instillata paura nella popolazione.
Ciascuno di questi eventi ha dirottato enormi ricchezze nelle tasche di pochi.
Ogni evento ha eroso, in parte o in toto, libertà e diritti fino ad allora considerati inalienabili.
L’obiettivo.
Sono tracce di un cammino che porta inesorabilmente verso un unico finale: il Nuovo Ordine Mondiale tanto citato e auspicato da ogni leader occidentale, compreso il Papa.
La madre di tutte le cosiddette “Teorie del Complotto”, e visto che la maggior parte di queste teorie si sono invece rivelate reali, anche questa ha ottime possibilità di manifestarsi come tale.
Un governo unico, un esercito unico, una magistratura unica e una moneta unica, digitale possibilmente.
Un governo non eletto ma nominato (come alcuni governi “tecnici” di cui ha “goduto” il nostro paese), teleguidato da chi ha in mano i cordoni della borsa (letteralmente, non solo quella di Wall Street).
A che serve votare quando hai illustri economisti, imprenditori e scienziati che possono garantire un “governo dei migliori”?
Tanto più che già oggi qualcuno si lamenta di come votano male i cittadini, nelle cui fila si possono trovare analfabeti e contadini. Che vuoi che sappia un contadino di come si porta avanti una nazione o di come funziona la Borsa (questa volta proprio quella di Wall Street)?
Fine del diritto e delle costituzioni. Ce ne saranno di più belle e inclusive.
Non è la fine.
Quanto ho scritto è il contenuto della famosa “Agenda” che si sta svolgendo sotto i nostri occhi in questi giorni e in queste ore.
L’ideologia Woke e quella Gender, l’immigrazione selvaggia (piano Kalergi), il Terrapiattismo e altro ancora, fanno da contorno alla vera Agenda, e saranno supportate finché non provocheranno quel cortocircuito che scatenerà il finale.
I veri obiettivi dell’Agenda 2030 rimangono Il Nuovo Ordine Mondiale (NWO) da raggiungere anche col Transumanesimo.
Ma ci sono degli intoppi, e probabilmente quella data presto diverrà 2040 o 2050 (in alcuni casi, come per le auto elettriche, è già stata spostata in avanti).
E questi intoppi sono dovuti ad un’altra Agenda di cui si conosce poco o nulla, come dei suoi sostenitori.
Qualche sorpresa la stiamo già vivendo anche in questi giorni di confusione, dove non sembrano esserci vie di fuga.
Ma questo è un altra storia di cui vi parlerò, forse, più avanti
A che punto stiamo con l’Agenda
Vorrei fare il punto sull’Agenda 2030 partendo da lontano, per meglio farvi comprendere come ogni notizia che ci offre la stampa, anche la più banale, […]